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Termoli catalogo

Sala Consigliare Comune di Termoli (Cb) Italia 1988

Monstra di Francis Desiderio patrocinate dall’Amministrazione Comunale di Termoli

Remo Di Giandomenico

Sindaco

Volentieri abbiamo inserito la mostra di sculture di Francis Desiderio nelle proposte artistiche patrocinate dall’Amministrazione Comunale di Termoli quest’anno.

Crediamo, infatti, nella qualità artistica delle opere di Desiderio, nel suo linguaggio moderno. sintetico, ricco di forti suggestioni. Ma altro nostro intento è quello di far conoscere al pubblico un giovane artista, che è legato alla nostra terra per le sue origini. In tutti questi anni. in Belgio, paese dove egli vive, si è fatto apprezzare per l’originalità della sua ricerca.

Desiderio ha lavorato con passione e professionalità, facendo tesoro di importanti esperienze. Tutto ciò è stato di grande aiuto per la sua maturazione artistica. La convinzione di aver raggiunto un soddisfacente livello nell’espressione del suo linguaggio, è stato il motivo che ha indotto Desiderio a presentare questa prima mostra in Italia, trovandoci pienamente d’accordo sulla proposta.

Il viaggio italiano di Desiderio non poteva allora che partire dalla nostra città, cosi densa per lui di emozioni e di antichi legami.

Ci auguriamo che Termoli accolga positivamente questo giovane scultore incoraggiandolo con affetto a proseguire sulla strada difficile dell’arte.

Remo Di Giandomenico

1988

Rosa D’Agostino

Assessore per la Cultura

Un artista, che operi lontano dalla propria terra d’origine, reca sempre con sè una memoria storica, legata, più o meno consciamente, ai valori dei luoghi iniziali. Questo codice genetico culturale costituisce un tessuto connettivo denso di emozioni e ricordi, che alla fine affiorano, lasciando un’impronta peculiare nel modo di operare. Allora il ritorno all’origine può ricostituire quell’unità smaritta col distacco e il ciclo interrotto si chiude nella realizzazione della completa identità artistica.

Tale può essere il significato che possiamo dare alla mostra, patrocinata dall’Amministrazione Comunale di Termoli di, Francis Desiderio, scultore belga di origini termolesi.

Dopo lusinghieri apprezzamenti ottenuti all’estero, Desiderio espono in Italia per la prima volta. Lo fa nel modo migliore, iniziando da Termoli, città sempre attenta ai valori dell’arte, ma soprattutto città delle sue origini. Termoli scopre con soddisfazione un giovane artista, tutto molisano nell’umiltà del proprio lavoro e nell’attaccamento alla professione di artista.

Con la mostra di Desiderio, l’Amministrazione Comunale continua nel paziente programma rivolto a sondare il terreno artistico regionale allo scopo di incentivare ed evidenziare quanti operano nel campo dell’arte visiva con linguaggio consono ai nostri tempi.

Rosa D’Agostino

1988

Francesco Gallo

La scultura di Francis Desiderio

Le sculture in gesso, di Francis Desiderio sono una inquietante sonda fatta penetrare nei meandri del sogno ad occhi aperti, una traduzione plastica di fantasmi della mente. Le sue forme sono, sempre, emergenti, ma mai del tutto emerse dal granitico blocco che le contiene o che sembra assorbirle. Sono, sempre, figure un methamorfiche, cangianti, colti in un momento importante del loro esprimersi concetuale. Un esprimersi che, in termini di scultura sprigiona una certa poderosità, una controllata forza di espressione di stati d’animo, di sensazioni.

Nel panorama della scultura europea contemporanea, le opere di Desiderio si collocano nell’area di un certo manierismo che si rivolge al passato, e nel caso specifico ad un certo simbolismo di fine ottocento, per attingere dal repertorio della forma, quelle che piu gli sono congeniali. Non da ciò una scultura di buon effetto e di buona cifra formale, oltre che compenetrata da tutto un catalogo di significati inquietanti. Sembra che lo scultore voglia verificare la consistenza del suo immaginario, confrontarla con la solidarieta di una materia trasformata in immagini antropomorfiche contaminate.

C’é quasi una pigreria delle figure, a mezza strada tra il non finito e la traccia del desiderio d’enigma. Ma, in fonfo, le due cose si sovrappongono in una contemporaneità che li significa e le rende inestricabili. Le figure non sono riparabili, dal magma o dal blocco da cui prendono origini, sono un corpo unico, perché tali sono state concepite nella mente dell’artista e come tali sono consegnati alla vita e alla vista. Desiderio è portato a ripetere lo stesso soggetto, spostando di poco i termini della dinamica formale, concentrandosi sulla differenza, sullo scarto nel mondo stesso dell’analogia.

Sculture come documenti di memoria, in sintonia con quanto avviene in tanti ambiti dell’arte contemporanea, sempre in bilico tra il figurativo e l’astratto, tra il formale e l’informale. Avendo ben presente che, oggi, quello che conta non è en tanto la discrimante netta tra i linguaggi specifici, quanto il sapersi destreggiare tra le movenze dell’uno aspetto e dell’altro, e riuscrire a cogliere la parte migliore. Quello che serve al proprio discorso, all’ordine del proprio discorso e delle proprie idee, di cui Desiderio è attento trascrittore in termini plastici.

Da questo punto di vista, i gessi presentati in mostra sono una selezionata scelta di fisionomie drammatiche, da cui si trae la netta sensazione dello scultore che ha il senso plastico, palpabile, espressivo di stati d’animo profondi. Desiderio è, infatti, un artista di grande serietà, meditativo, estraneo alla improvvisazione e all’arroganza di tanti che, a corto di argomenti giocano al rialzo di una posta inesistente.

Desiderio profonde nel lavoro tutte le sue energie, badando a costruire, un primato assoluto dell’opera, un primato che faccia da protagonista senza tanti orpelli, raccomandandosi da solo. Per cui il compito del critico è solo quello di indicare delle vie di possibile lettura, delle vie che non sono obbligate, sono solo privilegiate, perlomeno in quest’ottica che vuole vedere, in tutto, complicazioni dei segni elementari in termini di aggregazioni inestricabili. Come le sequenze di volti che emergono dal magma di gesso, come trasportati da una piena senza tregua.

In effetti artista è senza tregua, pronto a dare corpo ad ogni minima modificazione del proprio sentimento dell’universo. Universo in cui tutto è in potenza ed è compito dell’animo dell’artista coglierlo e donarlo a tutti, o quanto meno a quelli che sono aperti alla registrazione degli eventi straordinari, delle storie che non sono storie ma sono intrecci. Intrecci da rendere visibili, da fare uscire dallo stadio dell’oscurità assoluta, dove niente esiste mentre tutto potrebbe esistere.

Desiderio penetra in questo contesto e ne riesce con un carico di materiali che sono reperti dell’inconscio portati alla luce, concretezza da cui non poter eludere, tenendo aperto un discorso con la storia e l’attualità delle sculture, insieme con animo classico e romantico.

Francesco Gallo

1988

Achille Pace

La cultura neoplatonica e idealistica del’500 consentiva a Michelangelo di dire essere la scultura già dentro il marmo: occorreva solo liberarla del peso della materia superflua che la copriva.

Nella cultura di oggi, esistenziale e pragmatica, lo scultore sa che l’immagine plastica, cosi come lo spazio, non sono preesistenti, ma si deve costruirli momento per momento, attraverso il paziente lavoro dell’artista.

Solo l’atto del “fare” può porsi come spazio e forma e, in questo, si può dire che l’artista oggi lavora più sul “tempo” operativo che sullo “spazio”; categoria controversa per l’arte moderna. Francis Desiderio, giovane scultore profondamente impegnato nell’inquieto mondo contemporaneo, vive e ripropone la condizione storica di estraneazione e spiazzamento del suo tempo.

Tra desiderio e memoria di un tempo passato classico e l’attuale quotidiano reale, frammentario e disperso, tra valore aulico assoluto di un tempo e il non valore consumistico e relativo del presente, ciò che l’artista scopre, scavando nella materia, non è l’energia dello spirito dei grandi miti, anche se questi miti appaiono come nostalgia, un po’ spaesati e corrucciati, in mezzo a oggetti degradati: termosifoni, tubi vario uso, scarti e rifiuti, sedie impagliate ecc.

Nel procedimento tecnico dello scultore Desiderio, anche se può sembrare che egli tolga la materia per liberare le immagini in essa contenute, in realtà egli costruisce e aggiunge progettando una sorta di collage dove le immagini sono più cercate che trovate. Lo scultore si diverte a manipolare con molta maestria materiali tecnologici, fibre di vetro e plastiche artificiali per farci provare l’emozione di una scoperta improvvisa e casuale, imprevedibile, come apparizioni di fantasmi di memorie storiche, contrapposti, senza conflitto, con oggetti realistici del nostro vivere quotidiano.

Un disvelamento di un inconscio storico quasi sognato, come altrettanto sognato è il frammentario e dissociato realismo senza ideologia del nostro tempo: un’architettura dell’imprevisto, tra archeologia e la disseminata nostra esistenza. Desiderio è scultore ricco di forte immaginazione creativa, di invenzioni precarie, anche se già scontate, di un mestiere serio, conquistato attraverso un lungo e paziente lavoro.

Achille Pace

1988

Franco Caporossi

La scultura evocatrice di Francis Desiderio

Figlio di genitori molisani, Francis Desiderio è nato in Belgio come migliaia di italiani discendenti dalle generazioni dell’immediato dopoguerra e si è diplomato in scultura, pittura e decorazione presso l’Accademia Belle Arti di Liège.

Fin dalle prime esposizioni si propone come un artista di sicuro avvenire, distribuendo con perizia forme colori sulle sue tele e sulle sue sculture già piene di contenuti.

L’ho conosciuto nel 1969, in occasione delle prime manifestazioni organizzate dal “Movimento Arte e Cultura” presso il Centro Sociale di Liège, casa Nostra di Verviers e Leonardo da Vinci di Seraing: con i giovani Alì e Cerica era la migliore espressione di una la generazione di artisti italiani emergente in Vallonia e richiamava verso le sue opere l’attenzione dei più accreditati critici belgi come Jacques Parisse di “La Wallonie” e Fernand Bree di “La Cité”. Da quel momento le tappe della carriera artistica di Francis Desiderio sono stato segnato da meritati successi.

Dal 1974, portato dal mio lavoro in Africa e In Asia, e lui in Canada, lo persi di vista, ritrovandolo a fine maggio scorso in occasione della “Settimana Culturale Italiana” di Liège alla quale ha partecipato con la mia opera letteraria, unitamente ai migliori artisti in Belgio, selezionati dal “Movimento Arte e cultura”. Tra questi ultimi anche lui, con tre ottime sculture e tre dipinti a dare tono alla collettiva.

Dopo il lungo balzo nel tempo di ben quattordici anni, la profonda emozione suscitata dentro di me dalle opere da lui esposte, mi ha dato immediatamente la misura della notevole crescita e della acquisita maturità di un artista che avevo l’opportunità di conoscere fin dal tempo in cui frequentava l’Accademia.

I blocchi, in gesso e in poliestere, che dominavano la galleria del Centro Sociale Italiano con la loro mole e le loro forme e pieghe rappresentano, come tutte le sue ultime opere (una è esposta in permanenza nella sede delle Comunità Europee in Bruxelles, altre sono in Canada e in Italia), espressioni di un raffinato quanto elaborato calco nel quale Desiderio trasmette il suo spirito e il suo stile con sfumature Classicheggianti.

Da questi blocchi escono, come evocazioni, antichi volti romani o, come reperti archeologici, vestige recuperate dal Cataclisma di eruzioni vulcaniche.

Il pensiero infatti a Pompei ed Ercolano, ma anche al lontano incendio di Roma per la follia di Nerone. Sculture moderne, ma evocatrici che si riappropriano – grazie all’abilito e alla perfezione dell’Autore – della storia scritta millenni fa da una stirpe alla quale Desiderio si sente di appartenere pienamente. Ma questo solo una delle interpretazioni che possono dare alle sculture di Desiderio, l’altra appartiene al presente: raffigura il rischio che corre l’umanità di oggi davanti al pericolo nucleare! E questo l’aspetto preoccupante che si rufa al pericolo contemporaneo latente, e il messaggio mondiale è quello dell’orrore e dell’annientamento. Ma forse Desiderio vuole soltanto far rivivere, tra gli oggetti e nella materia che da maestro trasforma in opere d’arte, frammenti di una testimonianza ancora più profonda: la proiezione di elementi mortali visibili nei valori soprannaturali della vita e della morte per rammentarci che da che mondo è mondo l’arte sopravvive all’uomo, e come ciò resta vero da millenni, lo sarà anche dopo di noi.

Franco Caporossi

1988

Rocco De Primis

Quando l’arte ha il supporto della speranza e della tenacia, allora si dovrebbe inventare un catalogo speciale e inserivi di diritto gli artisti che, come Francis Desiderio, hanno tratto e traggono dell’ispirazione: un mondo dove nulla è certezza e dove è più facile, a volte inevitabile, barattare l’ingegno con un posto di lavoro.

Il mondo, il proprio mondo, che l’amarezza e la delusione spesso fanno esplodere, Francis sembrare averlo dominato o comunque ricomposto, come in alcune delle sue originalissime sculture, fatte di meticolosa ricerca del dettaglio, di ricomposizione degli elementi vitali; il tutto plasmato in materiali di lavoro che hanno anticipato i tempi.

Rocco De Primis

1988